È una forma rara, che colpisce più frequentemente il sesso maschile e i suoi attacchi sono particolarmente dolorosi tanto che è stata soprannominata “ cefalea del suicidio”. Altra peculiarità della cefalea a grappolo è il fatto che gli attacchi si ripetono ciclicamente seguendo sempre lo stesso schema, dando luogo ai cosidetti “grappoli”.
I grappoli, cioè i periodi in cui gli attacchi sono più frequenti, sono caratterizzati da intenso dolore unilaterale nella regione orbitaria e/o temporale, della durata variabile tra 15 e 180 minuti. Fattori associati risultano essere intensa lacrimazione, irritazione congiuntivale, ostruzione nasale o rinorrea, sudorazione facciale, tutti omolaterali al dolore.
Si distinguono due forme di cefalea a grappolo: una forma episodica con grappoli che possono durare da sette giorni ad alcuni mesi con intervalli asintomatici superiori a due settimane; una forma cronica, in cui gli attacchi si presentano tutti i giorni per più di un anno, senza significativi intervalli privi di dolore.
Le cause di questa malattia non sono ancora note con certezza ma un cattivo funzionamento dell’ipotalamo (sede dell’orologio biologico del nostro organismo) sembra avere un ruolo cruciale e potrebbe spiegare la natura ricorrente e ciclica della cefalea a grappolo.
Il dolore insorge a causa dell’eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni cranici, che esercitano pressione sul nervo trigemino.
I fattori scatenanti più comuni sono il consumo di bevande alcoliche, il fumo di sigaretta, stress ad emozioni intense, alterazione dei ritmi di sonno-veglia, gli effetti del jet-lag.
Esiste una terapia d’attacco farmacologica, al bisogno, per alleviare i sintomi della cefalea a grappolo.
Una terapia preventiva farmacologica prevede la somministrazione di verapamil, carbonato di litio (nella forma cronica), valproato di sodio e prednisone. Raramente, nei pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica, può essere effettuato un intervento chirurgico, per inibire parzialmente la conduzione del dolore mediata dal nervo trigemino.
Il trattamento è basato sulla rimozione delle rigidità e ripristino della mobilità: rimozione delle rigidità della zona testa collo, delle interferenze meccaniche dell’apparato digerente, riprogrammazione dei patterns sotto-occipitali a start oculo-motorio. Si neutralizza lo stato di compressione, intervenendo sui due punti d’inserzione meningea, riducendo le restrizioni di mobilità del complesso occipite-atlante-epistrofeo-mandibola, riprogrammando i patterns neuromuscolari complessi che controllano i movimenti delle strutture in oggetto, riequilibriando i diaframmi principali con tecniche strutturali miste e riducendo delle disfunzioni vertebro-vertebrali e costovertebrali toraciche.
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