Il termine "torpore/intorpidimento" può essere utilizzato dai pazienti per descrivere vari sintomi, tra cui perdita di sensibilità, sensazioni anomale, debolezza o paralisi dell’arto. Tuttavia, l'intorpidimento è in realtà la perdita di sensibilità, sia parziale (ipoestesia) o completa (anestesia); questa problematica va ad interessare, in relazione alla causa ed alla gravità, le tre principali modalità sensoriali: il tocco leggero, la sensibilità vibratoria e di posizione e la sensibilità dolorifica e termica.
L'intorpidimento è spesso accompagnato da sensazioni anomale di formicolio (spilli/aghi) e, a seconda della causa, ad altre manifestazioni come dolore e debolezza degli arti.
Per capire la causa dell’intorpidimento è necessaria una piccola presentazione anatomica della via nervosa: le aree cerebrali relative alla sensibilità si connettono con le vie sensitive dei nervi cranici e del midollo spinale; le vie sensitive escono dal midollo spinale ad un preciso livello posteriore e, unendosi con la rispettiva radice motoria anteriore, si organizzano formando i nervi spinali. Mentre i nervi spinali del tratto dorsale hanno tutte un preciso livello di riferimento, le ramificazioni dei nervi spinali cervicali e lombosacrali si uniscono formando i plessi, da cui si diramano tronchi nervosi i quali arrivano agli arti superiori ed inferiori.
L'intorpidimento può verificarsi a causa di una disfunzione in qualunque tratto delle vie nervose: dai recettori sensoriali più distali negli arti fino alla corteccia cerebrale (inclusa). I meccanismi più comuni includono: ischemia, malattie demielinizzanti, compressione meccanica del nervo, infezioni, tossine o farmaci, disturbi metabolici, malattie immuno-mediate o disturbi degenerativi.
Se una disfunzione della via nervosa è esclusivamente di competenza medica, l’osteopata, spesso, è in grado di intervenire sul sintomo dell’ intorpidimento dato da una compressione meccanica di una radice da un’ernia/protrusione/bulging; l’osteopata, inoltre, può intervenire sull’intorpidimento dato dalla compressione del plesso brachiale in una particolare circostanza chiamata “sindrome dello stresso toracico superiore”.
Le sindromi da compressione dello stretto toracico sono un gruppo di malattie scarsamente definite e caratterizzate da dolore e parestesie in una mano, al collo, una spalla o un braccio. La patogenesi è spesso sconosciuta ma a volte è legata alla compressione del tronco inferiore del plesso brachiale, e forse dei vasi sottoclavicolari, nel punto in cui queste strutture, attraversando lo stretto toracico e prima di entrare nel cavo ascellare, passano sotto i muscoli scaleni e sopra la prima costa. La compressione può essere causata da: una costola cervicale, una prima costola toracica anomala, un inserimento o posizione anormali dei muscoli scaleni, una frattura della clavicola mal consolidata o un mal posizionamento di essa.
Poiché così tanti disturbi possono causare intorpidimento, è obbligatoria una valutazione sequenziale, solitamente si parte con un’elaborata anamnesi in cui si definisce la localizzazione, il tasso e la velocità di insorgenza, i sintomi e segni neurologici associati, la simmetria e l’anamnesi patologica remota.
Al colloquio segue un esame obiettivo il quale si articola di un esame neurologico completo sottolineando la distribuzione ed i territori dei deficit dei riflessi, dei deficit motori e della funzione sensoriale. Ulteriori indagini strumentali (es. elettromiografie, RM, TC) vengono richieste per quei casi dove la diagnosi non sia già chiara dopo l'esame clinico e quindi si sia optato per uno specifico trattamento conservativo (p. es., in alcuni casi di sindrome del tunnel carpale, per un'ernia del disco o una neuroprassia traumatica).
In seguito ad una diagnosi la terapia medica può optare per un trattamento farmacologico, conservativo, entrambi, o, quando presente una lesione del tessuto nervoso, chirurgico.
La terapia osteopatica inquadra la problematica dell’intorpidimento da compressione meccanica delle strutture nervose nell’aspetto globale del paziente.
Il trattamento è basato sulla rimozione delle rigidità e ripristino della mobilità: rimozione delle rigidità della zona testa collo e clavicola, delle problematiche meccaniche dell’arto superiore se presenti, dell’apparato digerente, riprogrammazione dei patterns sotto-occipitali a start oculo-motorio, neutralizzazione dello stato di compressione intervenendo sui due punti d’inserzione meningea, riprogrammazione dei patterns neuromuscolari complessi che controllano i movimenti delle strutture in oggetto, riequilibrio dei diaframmi principali con tecniche miste strutturali e di riprogrammazione, riduzione delle disfunzioni vertebro-vertebrali e costovertebrali toraciche.
Raramente il trattamento prevede manipolazioni dirette o “Thrust” a livello cervicale sostitute da manipolazioni ad energia muscolare che sfruttano le contrazioni muscolari attive del paziente e seguite da manipolazioni di ricondizionamento fasciale, cranio sacrale e viscerale. Non esiste un vero e proprio protocollo: ogni paziente è di per sé unico e viene trattato nel modo più semplice ed efficace possibile.
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